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Andrea Camilleri nel centenario della nascita

Andrea Camilleri nel centenario della nascita

Nel 2025 ricorre il centenario della nascita di Andrea Camilleri, uno degli scrittori italiani più amati e prolifici del XX e XXI secolo. La celebrazione del centenario rappresenta per noi, che abbiamo avuto l’onore di stampare i suoi libri editi dalla casa editrice Sellerio, l’occasione per un orgoglioso tributo al Maestro che ha portato il dialetto siciliano nel mondo.

Non vogliamo né possiamo sostituirci a chi ha i titoli per raccontare la forza e la grandezza delle sue opere, il nostro vuole essere solo un piccolo omaggio da siciliani e da tipografi al creatore di una nuova lingua che racconta in modo nuovo e originale la sicilianità.

Infatti, uno degli elementi più caratteristici dell’opera di Andrea Camilleri, è proprio la lingua, un impasto originale e innovativo che mescola italiano, dialetto siciliano e neologismi creati dall’autore. Noi abbiamo “battezzato” questa lingua Camilleriano.

Il Camilleriano

Andrea Camilleri non scrive né in italiano classico né in siciliano puro, ma in una sorta di lingua ibrida che riproduce il suono e il ritmo del parlato siciliano pur rimanendo comprensibile ai lettori di tutta Italia.
Nella lingua camilleriana sono presenti parole e costruzioni sintattiche del dialetto siciliano che, anche senza una traduzione esplicita, risultano perfettamente comprensibili solo dal contesto.

La sfida per i fotocompositori

In tipografia e più in generale nell’editoria, la figura del fotocompositore è essenziale per la preparazione degli impaginati destinati alla stampa. Il suo compito principale è trovare l’equilibrio visivo dei contenuti della pagina per ottenere la migliore leggibilità. In pratica, con il sapiente utilizzo delle spaziature, delle interlinee e delle giustificazioni, è il responsabile della cosiddetta estetica della pagina.

Nonostante le apparenti difficoltà iniziali, il nostri fotocompositori si sono abituati rapidamente alla lingua di Camilleri. Certo è stato necessario forzare un po’ i criteri di sillabazione e della crenatura dei caratteri ma soprattutto hanno dovuto arricchire di innumerevoli eccezioni il vocabolario italiano dei programmi di impaginazione, praticamente creandone uno nuovo a misura del Camilleriano.

Davvero un piccolo sforzo, però, rispetto alla possibilità di trasmettere pienamente l’atmosfera siciliana e rendere i personaggi più autentici.

Un linguaggio universale

Paradossalmente, pur essendo radicata nella cultura siciliana, la lingua di Andrea Camilleri ha trovato grande successo all’estero. Le traduzioni dei suoi romanzi hanno cercato di rendere questa peculiarità linguistica in modi diversi: alcune versioni mantengono termini siciliani, altre li sostituiscono con espressioni dialettali locali.

In ogni caso, il fascino del linguaggio camilleriano è riuscito a superare i confini linguistici, rendendo Montalbano, personaggio di Camilleri per eccellenza, amato in tutto il mondo.

Forse non tutti sanno che, da una ricerca condotta qualche anno fa, Montalbano e Pinocchio sono stati riconosciuti come i personaggi della letteratura italiana più conosciuti al mondo.

 

In conclusione, ci piace pensare di aver fatto parte di una piccola rivoluzione linguistica che ha restituito al mondo una Sicilia ricca di tradizioni, ironia e umanità, raccontata con un linguaggio che è al tempo stesso colto e popolare, raffinato e immediato.

Grazie Maestro.

 

 

Chi fosse interessato a partecipare agli eventi organizzati in occasione del centenario della nascita di Andrea Camilleri può informarsi sul sito della Associazione Fondo Andrea Camilleri ETS.

 

 

Intelligenza Artificiale benefici e sfide

Intelligenza Artificiale benefici e sfide

Intelligenza Artificiale benefici e sfide

Quali sono i reali benefici che l’Intelligenza Artificiale apporta alle aziende e quali le sfide che bisogna affrontare nel processo di integrazione?

Non si può negare che l’IA (Intelligenza Artificiale) sta rivoluzionando una vasta gamma di settori, e il settore delle tipografie non fa eccezione. Le tipografie, tradizionalmente percepite come aziende che operano con macchinari fisici e processi manuali, stanno gradualmente integrando nei loro processi le tecnologie digitali avanzate per rimanere competitive in un mercato in rapida evoluzione.

Proviamo a esaminare i vantaggi e le sfide di questa rivoluzione.

I benefici nell’utilizzo dell’IA all’interno del ciclo produttivo

Automazione dei flussi di lavoro

L’IA oggi viene utilizzata all’interno dei moderni WorkFlow (flussi di lavoro) per automatizzare il controllo dei file, l’ottimizzazione dei layout per minimizzare il consumo di risorse e la gestione colore.
Questi software, consentono di accorpare e semplificare tutte queste attività senza l’ausilio dell’operatore, riducendo i tempi di preparazione e il rischio di errori.

Manutenzione predittiva

Attraverso l’uso di sensori e di algoritmi di IA, le tipografie sono in grado di monitorare in tempo reale lo stato dei loro macchinari.
L’IA analizza i dati raccolti per prevedere possibili guasti e programmare la manutenzione prima che si verifichino malfunzionamenti, riducendo così i tempi di inattività e migliorando l’efficienza.

Controllo qualità

L’IA è ampiamente utilizzata per implementare sistemi di visione artificiale attraverso i quali è possibile analizzare i materiali stampati in tempo reale.
Nelle macchine da stampa gli strumenti di lettura a bordo macchina rilevano le variazioni cromatiche e le correggono in tempo reale. Nelle linee di allestimento, altri strumenti rilevano possibili difetti nell’allineamento o nella sequenza delle segnature, scartando automaticamente i prodotti non conformi.
Questo riduce parzialmente la necessità di ispezioni manuali e assicura un controllo di qualità più accurato e rapido.

Ottimizzazione dell’uso di materiali

Gli algoritmi di IA possono essere utilizzati per ottimizzare, per esempio, l’uso dell’inchiostro o quello della carta, riducendo così gli sprechi e i costi di produzione.
E questo a tutto vantaggio anche dell’ambiente grazie a una maggiore sostenibilità del ciclo produttivo.

Le principali sfide nell’integrazione dell’IA e dei dati digitali

Sebbene l’IA e i dati digitali offrano grandi opportunità per le tipografie, l’integrazione di queste tecnologie presenta una serie di sfide tecniche, organizzative e legate alle competenze del personale.

Apparecchiature legacy e infrastrutture obsolete

Molte tipografie utilizzano macchinari tradizionali o legacy, che non sono sempre compatibili con i sistemi digitali moderni.
La scarsa interazione tra le vecchie attrezzature e le nuove tecnologie richiede investimenti significativi in aggiornamenti o sostituzioni, un processo spesso troppo costoso e complesso.
Le aziende, quindi, devono affrontare decisioni difficili su come bilanciare l’innovazione tecnologica con il mantenimento dei loro macchinari esistenti e perfettamente funzionanti.

Carenza di competenze specializzate

Le tecnologie basate su IA richiedono competenze avanzate non solo in ambito tipografico, ma anche nell’analisi dei dati, nell’implementazione di sistemi automatizzati e nella manutenzione dei macchinari intelligenti.
Tuttavia, molte tipografie faticano a trovare personale con competenze ibride, capaci di combinare conoscenze tipografiche e meccaniche con quelle informatiche.
È necessaria, dunque, la formazione del personale esistente, ma i costi elevati rischiano spesso di rallentare se non addirittura bloccare l’adozione dell’IA.

Costi di implementazione

L’integrazione dell’IA può comportare alti costi iniziali legati all’acquisto di nuove tecnologie, all’aggiornamento delle infrastrutture esistenti e alla formazione del personale.
Le piccole e medie tipografie, in particolare, possono avere difficoltà ad accedere al capitale necessario per questi investimenti, il che limita la loro capacità di adottare soluzioni innovative.

Resistenza al cambiamento

La transizione verso tecnologie avanzate può incontrare resistenze all’interno delle organizzazioni.
Operatori esperti che però hanno lavorato solo con metodi tradizionali possono essere riluttanti a passare a sistemi automatizzati, temendo che la tecnologia possa sostituirli o ridurre il loro ruolo.
La gestione del cambiamento e la comunicazione interna sono cruciali per garantire che l’integrazione dell’IA avvenga senza compromettere il morale e l’efficienza del personale.

I risvolti etico-sociali di questa rivoluzione

L’integrazione dell’intelligenza artificiale e dei dati digitali nei processi solleva una serie di questioni etiche e sociali che, se non affrontate in modo adeguato, potrebbero avere conseguenze significative. Proviamo a esaminarne qualcuna insieme:

  • Automazione e sostituzione del lavoro umano. Con l’introduzione di tecnologie basate su IA, molte mansioni che erano tradizionalmente svolte da operatori manuali vengono automatizzate. Questo potrebbe portare a una riduzione dei posti di lavoro per i lavoratori meno qualificati. L’automazione rischia di creare disoccupazione tecnologica, con un conseguente impatto sociale negativo, soprattutto per le persone meno preparate a riqualificarsi.
  • Accesso diseguale alle innovazioni. Le grandi aziende o quelle con risorse finanziarie significative potranno adottare più rapidamente l’IA, mentre le piccole aziende potrebbero rimanere indietro. Ciò può creare un divario competitivo tra le imprese, portando a una concentrazione del mercato e penalizzando le piccole aziende.
  • Responsabilità umana. Man mano che daremo all’IA la possibilità di prendere decisioni in autonomia, si porrà la questione di chi sia responsabile in caso di errori o fallimenti dei sistemi. Nel caso delle tipografie, ciò potrebbe includere problemi legati a errori di stampa o alla gestione dei dati dei clienti. Assicurare che ci siano sistemi di supervisione adeguati e che gli operatori umani mantengano un certo livello di controllo diventa una questione cruciale.
  • Alienazione e riduzione del controllo umano. L’automazione spinta potrebbe portare a una crescente alienazione dei lavoratori, che vedrebbero ridursi il loro coinvolgimento diretto nelle fasi operative. Questo può diminuire la soddisfazione lavorativa e il senso di realizzazione personale. I lavoratori potrebbero sentirsi meno valorizzati in quanto la loro attività viene sempre più delegata alle macchine.
  • Sostenibilità. L’IA può aiutare le aziende a diventare più sostenibili, ad esempio ottimizzando l’uso dei materiali e riducendo gli sprechi. Tuttavia, l’adozione di tecnologie più avanzate può anche portare a un aumento del consumo di energia e della produzione di rifiuti elettronici, se non gestito correttamente. Pertanto, si dovrà operare per bilanciare l’innovazione tecnologica con la responsabilità ambientale.
  • Declino delle imprese tradizionali. Le aziende che non riusciranno ad adattarsi all’IA rischiano di fallire, con conseguente impatto economico sulle comunità locali che dipendono da esse. Questo potrebbe essere particolarmente significativo nelle aree rurali o meno sviluppate, dove l’occupazione nei settori manifatturieri ha ancora un ruolo centrale.

Conclusioni

L’introduzione dell’intelligenza artificiale e dei dati digitali porta con sé opportunità di innovazione e crescita, ma allo stesso tempo ci pone davanti a sfide e interrogativi di grande rilevanza. La sfida principale sarà trovare un equilibrio tra l’adozione di tecnologie avanzate e la protezione dei diritti dei lavoratori, la sicurezza dei dati e la giustizia sociale. Le aziende dovranno, quindi, adottare un approccio responsabile e inclusivo, promuovendo la riqualificazione del personale, garantendo la trasparenza nell’uso dei dati e tenendo in considerazione le conseguenze sociali ed etiche di ogni scelta tecnologica.
Bisogna lavorare per un progresso equo e sostenibile, capace di creare opportunità per le generazioni future senza compromettere i valori fondamentali della società.

Approfondimenti

Intelligenza Artificiale, significato e storia

La gestione colore con l’IA

Helvetica un’icona del design tipografico

Helvetica un’icona del design tipografico

Il font Helvetica, nato nel 1957, è uno dei caratteri più famosi e utilizzati nel mondo e può essere definito come un’icona del design tipografico. Originariamente chiamato Neue

Helvetica - Max Miedinger
Max Miedinger

Haas Grotesk, fu sviluppato dal designer svizzero Max Miedinger in collaborazione con Eduard Hoffmann, direttore della fonderia tipografica Haas a Münchenstein. L’obiettivo era creare un font che incarnasse i principi del modernismo: semplicità, chiarezza e neutralità.

Se la paternità si deve a Miedinger, la sua diffusione nel mondo delle tipografie va riconosciuta a Mike Parker e alla Linotype, la prima macchina per la composizione automatica delle righe di testo. Come direttore della Mergenthaler Linotype Company, nel 1960 decide di adottare il Neue Haas Grotesk. Gli cambia il nome in Helvetica (dal latino Helvetia, che significa Svizzera) per sottolineare le sue radici elvetiche e facilitarne la diffusione a livello internazionale.

 

Helvetica un'icona del design tipografico - Linotype
Linotype Mod. 31

 

Le caratteristiche del font Helvetica

Helvetica si distingue per la sua neutralità e leggibilità, caratteristiche che lo hanno reso una scelta perfetta per qualsiasi tipo di comunicazione visiva. Le sue linee pulite, geometriche, senza elementi decorativi, lo rendono adatto a una vasta gamma di applicazioni. L’assenza di un forte carattere stilistico permette al font di adattarsi al contenuto senza prevaricarlo, rendendo il messaggio il vero protagonista.

Una delle caratteristiche più note di Helvetica è il suo equilibrio tra spazio positivo e negativo. Questo bilanciamento permette al testo di essere facilmente leggibile anche a dimensioni molto piccole, rendendolo ideale per la segnaletica, i loghi, la cartellonistica e molto altro.

Il font Helvetica nel mondo del design

Dagli anni ’60 in poi, Helvetica è diventato sinonimo di modernità e professionalità, utilizzato da grandi aziende e istituzioni per trasmettere chiarezza e autorità. Marchi come American Airlines, BMW, Panasonic, Jeep e Agfa lo hanno adottato nelle loro identità visive, contribuendo a rafforzare la sua immagine di font universale. Helvetica è il font utilizzato, per esempio, nel design del primo iPhone e dei suoi materiali promozionali.  Un carattere che nella sua semplicità ben rappresentava la filosofia minimalista dei prodotti della Apple.

Helvetica ha anche dominato la segnaletica pubblica. Il sistema di trasporti della città di New York, ad esempio, ha utilizzato questo font per i cartelli della metropolitana,metropolitana di NY apprezzandone la leggibilità anche in contesti affollati e caotici. Nel mondo della moda, marchi come Balenciaga e Yves Saint Laurent lo hanno utilizzato nelle loro campagne pubblicitarie, riconoscendogli la sua capacità di adattarsi al lusso senza sembrare troppo invadente o decorativo.

Conclusione

Oggi, a più di 60 anni dalla sua creazione, Helvetica rimane uno dei font più influenti e utilizzati nel mondo. Il suo design senza tempo ha influenzato innumerevoli altri caratteri tipografici e continua a essere una scelta popolare per designer, architetti e aziende di tutto il mondo. Nonostante le nuove tecnologie hanno aperto enormi spazi alla creatività dei disegnatori di caratteri, Helvetica ha mantenuto una posizione di rilievo grazie alla sua versatilità e al suo fascino senza tempo.

Negli anni, sono state sviluppate diverse varianti di Helvetica per adattarsi ai contesti digitali e di stampa moderni, come Helvetica Neue e Helvetica Now, ma tutte hanno mantenuto le caratteristiche fondamentali del font originale.

In conclusione, Helvetica è più di un semplice font: è un simbolo di modernità, semplicità e funzionalità, un’icona del design tipografico. La sua storia e il suo impatto sul mondo del design lo rendono un’icona della cultura visiva contemporanea, capace di parlare un linguaggio universale senza tempo.

 

Approfondimenti:

Max Miedinger il padre del font Helvetica

Sai quale carattere scegliere per il tuo prodotto editoriale?

Adriano Olivetti il padre del Personal Computer

Adriano Olivetti il padre del Personal Computer

Adriano Olivetti il padre del Personal Computer

[Ivrea, 11 aprile 1901 – Aigle, 27 febbraio 1960  imprenditore, ingegnere]

Adriano Olivetti è stato un visionario imprenditore italiano, il padre del Personal Computer e per estensione anche quello della prestampa moderna. Nato nel 1901 a Ivrea, Adriano ha ereditato dal padre Camillo un’azienda già avviata nella produzione di macchine per scrivere. Questa, sotto la sua guida, è diventata un simbolo di innovazione tecnologica e di progresso sociale.

Visione e investimento nell’innovazione

Adriano credeva fermamente nell’importanza della ricerca e dello sviluppo come motori del progresso tecnologico e sociale. A differenza di molti imprenditori del suo tempo, Olivetti non si limitava a seguire le tendenze esistenti, ma investiva in nuove tecnologie e idee che riteneva avrebbero avuto un impatto significativo sul futuro.
Ma non si è fermato alla sola innovazione tecnologica. Ha adottato un approccio olistico, considerando anche il benessere dei suoi dipendenti e l’impatto sociale delle sue attività. Ha promosso un modello di impresa che univa efficienza economica e responsabilità sociale, credendo fermamente che il progresso tecnologico dovesse andare di pari passo con il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro delle persone. Questo ha creato un ambiente in cui l’innovazione poteva prosperare, poiché i lavoratori erano motivati e coinvolti nel processo di miglioramento continuo.

Elea 9003: Il primo computer a transistor

elea 9003 olivetti
L’Elea 9003 Olivetti

Uno degli esempi più rilevanti dell’innovazione di Olivetti è l’Elea 9003, il primo computer commerciale interamente a transistor, presentato nel 1959. Questo computer rappresentava un enorme passo avanti rispetto ai precedenti modelli basati su valvole termoioniche, offrendo maggiore velocità, affidabilità ed efficienza energetica. L’Elea 9003 dimostrava come la miniaturizzazione e l’efficienza dei componenti elettronici potessero rivoluzionare il mondo del calcolo e della programmazione.

Design user-friendly e accessibilità

divisumma olivetti
La Divisumma Olivetti

Olivetti era noto per la sua attenzione al design e alla semplicità d’uso dei suoi prodotti. Le sue macchine per scrivere, come la Lettera 22, e le calcolatrici, come la Divisumma, non erano solo funzionali ma anche esteticamente piacevoli e facili da usare. Questo approccio orientato all’utente è stato fondamentale nel rendere la tecnologia accessibile a un pubblico più ampio, un concetto che è alla base dell’idea di personal computer e del Desktop Publishing.

Calcolatori programmabili, nasce il Personal Computer

Quindici anni prima di Steve Jobs e Bill Gates, Olivetti con la Programma 101 ha aperto la strada alla rivoluzione del nostro tempo: il personal computer.
La P101 è considerata uno dei primi personal computer della storia. Progettata da Pier Giorgio Perotto, un ingegnere della Olivetti, la P101 era una macchina compatta, dotata di un display alfanumerico e capace di memorizzare programmi.

Adriano Olivetti
La P101 Olivetti

Quattro erano le esigenze fondamenti alle quali questa macchina doveva dare risposta:

  1. essendo una macchina da calcolo, doveva stare sulla scrivania,
  2. doveva essere facile da utilizzare,
  3. doveva costare il meno possibile,
  4. non doveva limitarsi a fare solo le 4 operazioni.

Il lancio avvenne il 14 ottobre 1965 a New York, con un successo clamoroso: tra i primi a intuire le potenzialità della P101 ci furono gli scienziati della Nasa, che ne acquistarono quarantacinque esemplari per compilare le mappe lunari ed elaborare la traiettoria del viaggio della missione Apollo 11, che nel 1969 portò l’uomo sulla luna. Fino ad allora questa tecnologia si basava su hardware di dimensioni enormi. Olivetti fu il primo a capire che il futuro sarebbe andato verso le piccole dimensioni e l’utilizzo da scrivania.
Fu un enorme successo commerciale e influenzò direttamente lo sviluppo dei successivi computer personali.

Impatto sulla nascita del Desktop Publishing

Fu Steve Jobs negli anni ’80, con l’introduzione del Macintosh e del software PageMaker, a rendere popolare il concetto di Desktop Publishing, permettendo agli utenti di creare e stampare documenti complessi direttamente dai loro computer personali. Tuttavia, molte delle idee fondamentali alla base del Desktop Publishing erano già state esplorate da Adriano Olivetti decenni prima proprio con la Programma 101.
In sintesi,  lui non solo anticipò molte delle tecnologie e dei concetti chiave del Desktop Publishing, ma lo fece in un contesto in cui la tecnologia era vista come un mezzo per migliorare la società nel suo complesso.

Conclusione

Adriano Olivetti è stato un pioniere che ha combinato una visione tecnologica avanzata con un forte impegno sociale e umanistico. Le sue innovazioni nel campo dei calcolatori programmabili, il focus sull’usabilità e l’accessibilità e il suo investimento nella ricerca tecnologica hanno contribuito in modo significativo alla nascita del personal computer. Senza l’influenza di Olivetti e delle sue idee rivoluzionarie, la storia del personal computer e del Desktop Publishing potrebbe essere stata molto diversa.

Approfondimenti

Adriano Olivetti

Programma 101

Aldo Manuzio tipografo ed editore

Aldo Manuzio tipografo ed editore

Aldo Manuzio tipografo ed editore

[Bassiano, tra 1449 e 1452 – Venezia, 1515  editore, grammatico e umanista]

Se Gutenberg è unanimemente riconosciuto come l’inventore della stampa a caratteri mobili, Aldo Manuzio è stato sicuramente il più importante tipografo e il primo vero editore. L’uomo che più ha contribuito alla diffusione e all’evoluzione dell’editoria e dell’arte tipografica in Italia.

Origini

Fondò la sua tipografia a Venezia nel 1494 e la casa editrice subito dopo.

Ancora Aldina, Aldo Manunzio
Marca tipografica di Aldo Manunzio

La sua famosa marca tipografica, l’Ancora Aldina, rappresentata con un delfino (simbolo della velocità) che abbraccia un’ancora (simbolo di stabilità e solidità), è la trasposizione figurata della frase latina Festina lente che Manuzio scelse proprio come suo motto.
Affrettati con calma è un ossimoro che descrive perfettamente il carattere di studioso e di innovatore proprio di questo grande uomo.

Appassionato di letteratura e filosofia greca, diede vita alla sua attività editoriale proprio con lo scopo di preservare dall’oblio i classici greci e latini e permetterne una migliore fruizione.

Innovazioni

È sua l’innovazione del libro in-ottavo con la conseguente riduzione della dimensione di libri. Fino a quel momento, manoscritti e incunaboli, avevano dimensioni considerevoli, erano, infatti, prodotti nel formato in-folio (il foglio di stampa piegato al centro che constava 4 pagine) o nel formato in-quarto (il foglio piegato in quattro che constava di 8 pagine).
In pratica inventò il tascabile dei suoi tempi.

E il suo contributo all’innovazione non si fermò lì. Per facilitare la lettura dei testi, inventò il corsivo detto aldino che, proprio in onore della provenienza italiana, sarà da allora chiamato italico. Un carattere che riproduceva la scrittura dei suoi amati manoscritti greci.

Iniziò anche a numerare i fogli sia sul recto che sul verso, dando quindi il via alla numerazione per pagine così come la conosciamo noi.

Nella sua tipografia, l’incisore Francesco Griffo disegnò il famoso carattere Bembo ispirato alla grafia di Pietro Bembo e proprio nel libro De Aetna di Bembo fu utilizzato per la prima volta. Più leggibile dei caratteri medievali ebbe un immediato successo e fu fonte di ispirazione per molti altri disegnatori uno fra tutti Claude Garamond.

Incipit libro De Aetna
L’incipit del De Aetna in edizione aldina

Sempre a lui dobbiamo le regole dell’utilizzo della punteggiatura e l’inserimento del punto e virgola (una pausa intermedia tra quella lunga del punto fermo di fine periodo e quella breve della virgola di interpunzione).

E infine, da imprenditore illuminato, riuscì a tutelare il suo enorme patrimonio editoriale impedendo ad altri di pubblicare i sui testi in virtù di un privilegio che si fece concedere dalla Serenissima. Il nostro attuale copyright!

Aldo Manuzio prima di tutti ha capito l’importanza della divulgazione e con la sua opera ha gettato le fondamenta per sviluppo di un’arte, quella tipografica, che avrebbe contributo alla crescita culturale del mondo occidentale.

 

Approfondimenti

L’arte della stampa di Aldo Manuzio

Classificazione dei caratteri

 

Carta e cartiere ecosostenibili? La risposta è green

Carta e cartiere ecosostenibili? La risposta è green

Carta e cartiere ecosostenibili? La risposta è green

In un mondo in cui la domanda e l’utilizzo di risorse naturali sono in costante aumento, l’attenzione alla sostenibilità è diventata imprescindibile ed è cresciuta la consapevolezza che non c’è azione della nostra vita quotidiana che non impatti sull’ambiente.

Nel nostro ambito professionale, tipografico e cartotecnico, la quotidianità è segnata dalla carta, la nostra principale materia prima.

In questo articolo, però, non vogliamo indugiare su quello che ormai tutti sappiamo in materia di benessere del pianeta ma verificare se davvero la carta è il materiale meno impattante per l’ambiente e scoprire come l’industria cartaria si sta adeguando ai nuovi criteri di sostenibilità.

Non a caso vogliamo farlo ad un mese e un giorno dall’equinozio di primavera, ovvero la data in cui si è scelto di celebrare ogni anno l’Earth Day, la Giornata Mondiale della Terra.

Tra scetticismo e allarmismo: quanto inquina veramente la carta?

Da quasi 2.000 anni la carta è tra le materie prime più utilizzate, ma da quando si è posta l’attenzione sulla tutela dell’ambiente si è diffusa l’idea che anche la carta possa alterare il delicato equilibro del nostro ecosistema.

Ciò ha dato vita ad una serie di osservazioni sul tema che passano dallo scetticismo sulla riciclabilità della carta, manifestato spesso con espressioni del tipo “È inutile fare la raccolta differenziata, tanto poi buttano tutto insieme in discarica”, all’allarmismo di chi dichiara che per produrre la carta si distruggono le foreste.

Partiamo da quest’ultima catastrofistica osservazione e guardiamo alla realtà dei fatti, anche con qualche dato numerico alla mano.

L’utilizzo di legname nel mondo è solo per il 12% destinato alla produzione della carta. La deforestazione, infatti, è causata principalmente della conversione delle foreste in terreni agricoli o dalla raccolta del legno destinato ad usi diversi dalla produzione cartaria.

La maggior parte del legno destinato alle cartiere deriva invece dallo sfoltimento degli alberi, operazione necessaria affinché le foreste si rigenerino, e dagli scarti industriali di attività produttive come le segherie.

Inoltre, negli ultimi anni, le cartiere si avvalgono di rigorosi sistemi di certificazione forestale, come FSC® e PEFC, che non solo attestano la provenienza della cellulosa da foreste gestite secondo rigorosi standard ambientali, sociali ed economici ma controllano anche che l’intera catena di custodia si componga di soggetti certificati.

Ma cosa vuol dire “foreste gestite in modo sostenibile”?

Lo spieghiamo con un esempio concreto: nel 2019, nelle foreste certificate europee, per ogni albero tagliato ne sono stati piantati altri tre. Ciò ha determinato un aumento dell’estensione delle foreste pari all’area di 1,5 milioni di campi da calcio. L’Italia, nel suo piccolo, le ha estese per un’area pari a 6.540 Kmq. o, se preferite il paragone calcistico, per più di 4.000 campi regolamentari. Ma la sostenibilità di cui si parla in questo caso non riguarda solo gli alberi ma è anche sociale, perché i protocolli di controllo salvaguardano anche il benessere dei lavoratori e delle comunità che vivono in quei territori.

La carta, vincente per l’economia

Qualcuno a questo punto potrebbe obiettare che se da un lato la carta ha un’origine green resta il fatto che per trasformare la cellulosa in materiale cartaceo vero e proprio occorre un processo di lavorazione che impatta sull’ambiente in modo significativo.

Ebbene, è vero.

Basti pensare che per produrre una tonnellata di carta di fibra vergine una singola cartiera di medie dimensioni consuma circa 440.000 litri d’acqua e 7.600 kWh di energia elettrica. Per farla più facile, possiamo dire che per produrre un solo foglio di carta formato A4 servono ben 10 litri d’acqua.

Però la carta serve, il mercato la richiede e i numeri lo dimostrano. Ne sono una prova gli oltre 180 chili di carta come dato di consumo annuo per abitante stimato dall’Istat nel 2022.

In quell’anno in Italia sono stati prodotti 8,7 milioni di tonnellate di carta. Di queste, il 20,3% è passato attraverso case, scuole e uffici sottoforma di libri, riviste e cancelleria, il 45% si è trasformato in cartone ondulato, il 23,2% è servito per confezionare i nostri acquisti e il 7,5% lo abbiamo consumato in fazzoletti, carta igienica e tovaglioli.

Vale anche la pena ricordare che i libri cartacei, durante la loro lunga vita, non necessitano di altra energia per il loro utilizzo, diversamente dalle pubblicazioni digitali che, per essere consultate, hanno bisogno di dispositivi da ricaricare e di cloud da alimentare.

Potremmo dunque farne a meno? Certo che no.

Aggiungiamo anche che l’Italia è il secondo Paese europeo per produzione di carta dopo la Germania, con un fatturato medio annuo di oltre 15 miliardi di euro. Quello cartario è un comparto industriale che impiega quasi 20.000 addetti coinvolgendo, solo nella produzione, più di 150 stabilimenti. Ciò fa dell’industria cartaria una delle colonne portanti della produzione manifatturiera italiana.

La sfida green arriva nelle cartiere

Se è vero che l’impatto ambientale della produzione cartaria è alto, è altrettanto vero che gli sforzi delle cartiere sono concentrati sulla riduzione di questo fenomeno. Lo dimostra il sempre maggiore ricorso all’uso di fonti rinnovabili per alimentare gli impianti di produzione. Parlando di industrie “energivore” come quelle cartarie, si può ben comprendere il valore e il risultato di simili scelte.

Inoltre, le aziende cartarie sono chiamate ad affrontare un’altra sfida: il trattamento e lo smaltimento di grandi volumi di acque reflue.

La soluzione messa in atto è l’efficientamento degli impianti. Questo ha consentito di migliorare il monitoraggio dei reflui chimici, reimmettere le acque nel ciclo produttivo, filtrare i composti organici ed estrarre biogas o biometano che può essere riutilizzato all’interno dello stabilimento generando un’ulteriore riduzione dell’impatto energetico della cartiera sull’ambiente.

Inoltre, è bene evidenziare che oggi il 90% dell’acqua che si impiega nel processo produttivo è acqua di riciclo, mentre solo il restante 10% è costituito da acqua di primo impiego.

Dice il saggio: “La spazzatura di qualcuno è il tesoro di qualcun altro”

In Europa, le fibre cellulosiche vengono riciclate e riutilizzate in media 3,8 volte, e più di metà della carta destinata al consumo nasce dal riciclo della stessa.

Va detto anche che la produzione di carta riciclata, rispetto alla produzione di carta da fibra vergine, richiede alle cartiere circa il 60% in meno di energia elettrica, l’80% in meno di acqua e l’ambiente giova anche di una riduzione del 95% di emissioni di polveri e sostanze chimiche. Ecco perché è importante riporre i rifiuti di carta nell’apposito contenitore della differenziata, a dispetto di quanti erroneamente pensano che “tanto poi si butta tutto insieme in discarica” e soprattutto ad esclusivo vantaggio dell’ambiente.

Se la carta vince, nessuno perde.

Negli ultimi anni si è assistito ad un incremento del tasso di riciclo della carta che si attesta intorno al 74%. Per la carta e il cartone derivanti da imballaggi e confezionamento si raggiunge addirittura l’83%, percentuale che li decreta come i materiali da imballaggio più riciclati (e riciclabili) al mondo.

Si dice che rispettare l’ambiente e gestire in modo responsabile le risorse naturali del nostro pianeta sia un nostro dovere, un compito da assolvere a beneficio delle future generazioni.

Senza dubbio è corretto, ma bisogna andare oltre.

Bisogna riconoscere che, più che un dovere, vivere in un ecosistema sano ed equilibrato è un nostro insindacabile diritto, ma soprattutto che non si tratta solo di un investimento per il futuro ma di una necessità attuale, immediata, presente.

Siamo su questo pianeta e giochiamo tutti la stessa partita, ma solo con le nostre scelte di responsabilità condivise possiamo fare un gioco di squadra in cui vincono tutti.

 

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Verità e leggende metropolitane. Vero/Falso

Verità e leggende metropolitane nel mondo della stampa

Verità e leggende metropolitane nel mondo della stampa

Nel nostro lavoro, come in molti altri, non è raro trovarsi a dover valutare opinioni contrastanti sullo stesso argomento.
Per questo abbiamo deciso di mettere a fuoco le verità e le tante leggende metropolitane che girano intorno al mondo della stampa.
Lo faremo con il sistema del vero/falso rispetto ad affermazioni vecchie e nuove che il passaparola negli anni ha restituito come verità assolute.

La risoluzione delle immagini per la stampa offset deve essere 300 dpi

Vero. Cominciamo col dire che oggi, con i processi di pre-stampa interamente digitali, è più corretto per le immagini riferirsi ai PPI (Pixel per pollice) che non ai DPI (punti per pollice).
Il numero 300 va però inteso come valore di massima e non assoluto e si riferisce alla dimensione finale della stampa e alla frequenza del retino utilizzata.

Il valore della risoluzione è infatti correlato alla retinatura o lineatura utilizzata per stampare le immagini. Il rapporto tra la risoluzione dell’immagine e la frequenza del retino determina la qualità dei particolari nell’immagine stampata.

Per produrre un’immagine mezzatinta, solitamente si imposta una risoluzione dell’immagine pari alla frequenza di retino moltiplicata per 1,5 o 2. La retinatura o frequenza di retino viene misurata in linee per pollice (lpi). Maggiore è la risoluzione del dispositivo di output, maggiore è la frequenza di retino che si può utilizzare cioè la quantità di linee per pollice che si possono utilizzare. Di seguito alcuni esempi di retinatura:

  • 65 lpi: retinatura grossolana, per la stampa commerciale di bassa qualità;
  • 85 lpi: retinatura media, per esempio per la stampa dei quotidiani;
  • 133 lpi: retinatura di buona qualità, per esempio per la stampa di riviste e periodici;
  • 177/200 lpi: retinatura di alta qualità, per esempio per la stampa di cataloghi e libri d’arte.

Ne consegue che, un’immagine di 3000×4000 pixel (base x altezza) a 300 ppi potrà essere stampata in alta qualità a 177 lpi nella dimensione fisica massima di 25×33 cm.

La stampa digitale sostituirà completamente la stampa offset

Falso. Forse è il luogo comune più diffuso perché ha alla base non solo il riferimento alla tecnica di stampa ma all’intero processo produttivo.

È innegabile che sulle macchine digitali il processo di pre-stampa è più immediato. Basti pensare che, per il riscontro visivo del risultato finale, la prova di stampa può essere già la prima copia. Inoltre i vantaggi in termini di costi, per le basse tirature, sono evidenti e aumentano l’appeal della stampa digitale ma il formato di stampa spesso vincola le cadute macchina e la scelta del tipo di finitura.

Va detto, però, che in termini di costi e di sostenibilità ambientale la stampa offset ha fatto notevoli passi avanti. Le macchine di ultima generazione hanno ridotto al minimo lo spreco di fogli per l’avviamento e, grazie al cambio lastre automatico, bastano ormai pochissimi minuti per il cambio lavoro. Le lastre senza sviluppo e gli inchiostri a base vegetale, poi,  rendono il processo di stampa sempre più sostenibile in termini ambientali.

Noi siamo convinti che la coesistenza dei due sistemi è una grande opportunità nel settore grafico, lasciamo allo stampatore e alla sua esperienza la possibilità di scegliere in relazione al lavoro il meglio per la sua azienda e per i suoi clienti.

Il risultato della stampa dipende solo dalla macchina

Falso. Nella stampa sono tre gli elementi fondamentali e imprescindibili: la macchina, il supporto e l’operatore.

La macchina da stampa deve sempre essere nella condizione di raggiungere l’obiettivo prefissato impiegando il minimo delle risorse necessarie.

Il supporto che viene classicamente ricondotto a:

  • carte patinate (lucide e opache) che assorbono meno inchiostro mantenendo i colori più brillanti e le immagini più nitide;
  • carte naturali molto porose per le quali si consiglia l’utilizzo di inchiostri ossidativi per velocizzare l’essiccazione e ridurre la penetrazione;
  • materiali plastici per i quali è consigliato l’utilizzo di inchiostri UV.

L’operatore è ancora a nostro avviso il deus ex machina della stampa. È vero che sempre più funzioni, che prima erano a totale appannaggio dell’operatore, ora sono state demandate alle macchine attraverso forme di automatismi sempre più spinti. È vero che per supportare l’occhio oggi esistono sofisticati strumenti di misura a bordo macchina per il controllo del colore e delle densità. Ma nulla ancora può sostituire del tutto il fattore umano. Non è possibile fare a meno dell’esperienza, della professionalità e della capacità di problem solving di un operatore specializzato.

Conclusioni

Speriamo, con questa piccola rassegna sulle verità e sulle leggende metropolitane nel mondo della stampa, di avervi aiutato a fare chiarezza. Per ulteriori approfondimenti vi suggeriamo i seguenti link:

Italia Grafica – La risoluzione ottimale per i contesti d’uso

Italia Grafica – Come cambiano le macchine offset

Ferie 2023

Ferie 2023

Ferie 2023

 
Anche quest’anno e anche per noi sono arrivate le ferie! 🏖🏖
Dall’11 al 27 agosto saremo in vacanza!
Il 28, di buon mattino, torneremo operativi.
Ma adesso non ci vogliamo proprio pensare! 😎
Anzi vogliamo solo augurare bellissime vacanze a tutti voi, oltre che a noi!
 
Ferie 2022

Ferie 2022

Ferie 2022

Come da tradizione, sempre più o meno in questo periodo, vi lasciamo per qualche giorno.
Annunciamo ufficialmente – che squillino le trombe – dal 13 al 28 agosto chiuderemo il nostro opificio e ci disperderemo in varie località più o meno amene! 😎
Il 29 agosto torneremo più belli e pimpanti di prima, forse anche meno accaldati, riaccenderemo tutte le macchine e ricominceremo a produrre le meraviglie che ci commissionerete!
Nel frattempo auguriamo di vero cuore buone vacanze a tutti voi!